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NUOVA SEDE DEL POLITECNICO ALLA BOVISA


LUOGO Milano, Italia
ANNO 1990
TEMA Città
STATO Progetto
PROGETTISTI Antonio Monestiroli
COLLABORATORI  Cesare Macchi Cassia, Marcello Grisotti


Inteso come parte di città e non come edificio, il progetto del nuovo Politecnico a Milano si costruisce su un grande vuoto centrale destinato a parco urbano. In questo caso è il parco l’elemento generatore della parte di città, è rispetto alla forma e alle dimensioni del parco che si collocano gli elementi del progetto.
Anche in questo caso la viabilità principale resta fuori dal sistema; tangente ad esso per servirlo, non assume alcun ruolo strutturale. Alle due estremità del parco si attestano due edifici collettivi destinati a due attività proprie dell’università: la biblioteca e l’aula magna. Perpendicolarmente a quest’asse un sistema di due piazze, l’una amministrativa l’altra di servizi e tempo libero, definisce altri due luoghi collettivi che prospettano sul parco, sottolineandone la centralità.

Sui lati lunghi di questo si collocano le crociere destinate all’attività didattica e di ricerca. Tutto il sistema segue le regole di costruzione della città antica, dalla gerarchia dei luoghi pubblici, alla disposizione ordinata degli isolati, con un’unica, importante variante rispetto alla città antica: che il contesto generale di collocazione degli elementi urbani è il suolo naturale (restituito alla natura dopo la demolizione di un grande impianto industriale) in cui si stabiliscono le relazioni che identificano il luogo destinato all’Università. La forma del luogo assume significato attraverso l’architettura degli edifici e le loro relazioni in un contesto che esalta il loro valore civile. Le piazze che prospettano sul parco, come la biblioteca o l’edificio dell’aula magna, o al contrario il parco che diventa luogo dei punti di vista delle piazze, della biblioteca, dell’edificio dell’aula magna, stabiliscono il senso proprio del luogo. Una sorta di estraneamento degli elementi urbani che, in un contesto naturale, rendono ancor più evidente il loro carattere. In questo, come in tutti i progetti a questa scala, gli edifici possono essere progettati da architetti diversi. Certo l’architettura di ogni edificio è importante, è importante soprattutto che sappia interpretare, oltre che le ragioni proprie dell’istituzione per cui è costruito, le ragioni del luogo. Tuttavia l’individualità di ogni edificio, il suo porsi come “personaggio” all’interno del contesto, consente che ognuno venga costruito con una propria relativa autonomia. Si riproducono le condizioni della costruzione della città della storia, che affida, all’interno di regole stabilite e condivise, il progetto dei suoi manufatti ad architetti diversi. Il progetto del nuovo Politecnico alla Bovisa ha confermato questa possibilità. Al progetto hanno collaborato undici architetti di tendenze diverse che tuttavia hanno saputo interpretare le regole generali del piano e trovare all’interno di quelle i margini di libertà per esprimere un proprio punto di vista. Tutti i progetti urbani di queste dimensioni dovrebbero consentire il coinvolgimento di punti di vista diversi. E’ una garanzia di maggiore ricchezza ma soprattutto è una verifica della razionalità dei principi che stanno alla base del progetto generale.



IN

Massimo Ferrari (a cura di) Antonio Monestiroli Opere, progetti e studi di architettura Electa Milano 2001