071

PLANETARIO E MUSEO DELLA SCIENZA A COSENZA


LUOGO Cosenza, Italia
ANNO 2001 – 2019
TEMA Architettura, Luoghi della cultura, Planetario
STATO Costruito
PROGETTISTI Antonio Monestiroli, Tomaso Monestiroli, Massimo Ferrari
COLLABORATORI  Claudia Angarano, Luca Cardani, Federica Cattaneo, Guido Rivai, Alessandro Ruberto, Fabio Sebastianutti, Claudia Tinazzi, Giovanni Uboldi
strutture BCV Progetti
impianti Amman Progetti
direzione lavori Egidio Arnieri, Sergio Gioia 


Il luogo scelto dall’amministrazione comunale per la costruzione del Planetario e Museo della scienza, lungo il corso del fiume Crati, alle pendici di una collina verde, nelle immediate vicinanze del centro storico di Cosenza è l’occasione, da una parte, per definire una regola insediativa che possa dare nuova forma alla frammentazione della periferia della città e dall’altra per il riconoscimento da parte della comunità di un’importante istituzione urbana come il planetario.
Il planetario è un edificio molto particolare che impone l’uso di una forma precisa per il suo funzionamento: quella della cupola. Il principio scientifico del planetario è quello di riprodurre la volta stellata, quindi necessita di uno schermo di proiezione, per essere più preciso possibile, voltato a cupola.

Inoltre la misura della cupola di proiezione è predeterminata dalla potenza del proiettore che si vuole installare. Quindi i vincoli funzionali, in questo caso, sono stati molto precisi. La cupola è un elemento architettonico di grande nobiltà ed è praticamente intoccabile nella sua forma, che oggi è diventata una forma retorica soprattutto se applicata agli edifici collettivi che molto facilmente porta al monumentalismo gratuito se non addirittura al kitsch. Nel caso del planetario di Cosenza la svolta risolutiva è stata quella di considerare la cupola della sala di proiezione come parte di un sistema più complesso, rappresentato dal museo. Per questo motivo la cupola è contenuta in uno spazio più grande, un vero e proprio edificio realizzato con un traliccio in acciaio di montanti, traversi e saette, completamente vetrato e appoggiato su un basamento di pietra, a cui si può accedere da una lunga rampa. In questo modo la cupola perde quel carattere monumentale che le è proprio, mantenendo un ruolo rappresentativo che restituisce riconoscibilità non solo all’edificio nella sua totalità, ma anche al luogo in cui è collocato. L’edificio (alto 19,95 m) è un’emergenza notevole visibile anche da molto lontano che unitamente al nuovo ponte sul fiume Crati realizzato nelle immediate vicinanze consente la definizione di un nuovo polo di interesse collettivo cui è affidato il ruolo di connessione fra diverse parti urbane. Il museo è definito da due parti distinte: una parte realizzata nel basamento, dove si trovano gli spazi museali destinati all’esposizione più tradizionale allestita con bacheche, schermi interattivi, vetrine espositive ecc., che ha necessità di essere illuminata con luce artificiale. Sempre nel basamento, nella parte frontale dell’edificio, si trovano una piccola biblioteca scientifica e un’aula studio, che si aprono sul grande spazio verde antistante l’edificio con delle grandi finestre incastonate nel muro di pietra. Alla quota superiore si colloca invece la parte di museo contenuta dentro la grande struttura metallica. Di fatto questa parte di edificio è essa stessa una grande teca espositiva, totalmente trasparente, nella quale la grande cupola del planetario è uno degli oggetti esposti. Intorno alla cupola, nei quattro angoli dell’edificio, sono esposti i modelli in scala del sistema solare, della nostra galassia e dell’intero universo, oltre al pendolo di Foucault. Questo è il motivo principale per cui lo spazio museale intorno alla cupola è libero a tutta altezza. L’intelaiatura metallica che perimetra l’edificio è costruita per essere percorribile e dare così la possibilità a chi visita il museo di poter osservare i modelli dei pianeti, delle galassie e la stessa cupola da altezze e punti di vista differenti. Per accedere al museo e quindi alla sala del planetario è necessario percorrere una lunga rampa che dalla cancellata sul fronte strada conduce all’ingresso rappresentato da un portale in pietra, superato il quale ci si trova in uno spazio compresso, quello dell’atrio, che consente di distribuirsi nello spazio museale o direttamente nella sala di proiezione per prendere parte allo spettacolo celeste. L’ingresso nella sala del planetario è estremamente suggestivo. La necessità tecnica di dover impostare la cupola di proiezione (di 15 m di diametro) a un’altezza di soli 2 m e di dover lasciare uno spazio di lavoro tutto intorno alla cupola di proiezione ci ha consentito di costruire un ballatoio di servizio interno alla cupola in cemento armato, che sostenesse la struttura geodetica della cupola di proiezione. Questa soluzione fa sì che entrando nella sala del planetario si assiste a un cambio di scala repentino, passando dall’altezza compressa del ballatoio, allo spazio voltato a cupola della sala di proiezione, generando quelsentimento di meraviglia e stupore proprio dell’architettura.



Foto di Marco Introini e Tomaso Monestiroli


IN

L. Cardani (a cura di) Studio Monestiroli  Opere e progetti di Architettura Electa Milano 2021

CASABELLA N899-900 2019

IDENTITÀ DELL’ARCHITETTURA ITALIANA N14 2016

Monestiroli Architetti Associati. Aule  Parma  2014

D. Nencini (a cura di)   Innovazione e tradizione: osservatorio sulla ricerca in architettura in Italia Prospettive Edizioni Roma 2013

 IL DISEGNO DI ARCHITETTURA N35 2008

ABITARE LA TERRA N15 2006

AR-02 2004

IDENTITÀ DELL’ARCHITETTURA ITALIANA N2 2004

COSTRUIRE N227 2002

D’ARCHITETTURA rivista italiana d’architettura N17  2002

COSTRUIRE IN LATERIZIO N79  2001