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CENTRO COMMERCIALE E TORRI NELL’AREA DEL COMPARTO MILANO


LUOGO Brescia, Italia
ANNO 2002
TEMA Città
STATO Concorso
PROGETTISTI Antonio Monestiroli, Tomaso Monestiroli
COLLABORATORI  Massimo Ferrari, Luciano Lussignoli, Francesco Bonomi, Flavio Buonopane, Artemio Apollonko, Francesco Apollonio, Afra Bergamaschi


La definizione di edificio a torre che riteniamo più efficace è quella attribuita a Bramante, riferita ai progetti di Filarete, di edificio che «guarda lontano e che è visto da lontano». Questa definizione lega insieme la torre e il territorio in cui essa si colloca. La sua tipologia e la sua forma sono riferite al suo rapporto con il luogo. Gli edifici alti diventano elementi urbani di orientamento proprio come le torri nella città antica. Un piano straordinario che ancora oggi definisce la forma urbis di alcune grandi città. Dunque gli edifici a torre, il loro rapporto con il territorio, sono molto diversi dai grattacieli così come sono intesi in America, a Chicago o a New York.

Come dice Manfredo Tafuri, nel suo celebre saggio del 1973 sul grattacielo americano, questo tipo edilizio «prende senso dal suo stare insieme ad altri, in un sistema in cui ognuno confronta la propria individualità non tanto con il territorio ma con gli altri grattacieli». La sua forza sta nella ripetizione da una parte e nella libertà di espressione formale, distintiva di ognuno, dall’altra. Dunque si può sostenere che fra edificio a torre e grattacielo c’è differenza. A Milano ci sono due importanti edifici alti: la torre Velasca e il grattacielo Pirelli. Nessuno direbbe mai la torre Pirelli e il grattacielo Velasca, proprio perché i due edifici interpretano i due caratteri degli edifici alti in modo differente. La torre Velasca è isolata e costituisce un luogo da cui guardare lontano e che è ben visibile da lontano. Il grattacielo Pirelli si costruisce su una logica tutta interna al tipo edilizio, riferita al confronto con altri grattacieli in un ipotetico centro direzionale oggi in via di realizzazione. Quindi la sua forma si compie nel disegno che meglio sa enfatizzare il suo unico carattere, che in questo caso è l’altezza. I nostri progetti di edifici alti sono sempre stati edifici a torre, e mai grattacieli, dando importanza al luogo di costruzione della torre e alle sue relazioni con il contesto. Una ricerca che ci appassiona ancora oggi e che potrebbe essere discussa e sperimentata se la città ritrovasse il senso della sua costruzione come opera d’arte. Oggi sembra che gli edifici a torre non abbiano più il loro ruolo: la loro altissima potenzialità espressiva, la loro capacità di dare forma a un territorio vasto è sotto valutata o addirittura del tutto trascurata. Persino la loro costruzione, che pure è un’impresa che richiede grandi risorse, spesso non lascia traccia di sè nell’architettura della torre. Addirittura viene nascosta con inopportuni travestimenti che danno alla torre forme scultoree o che enfatizzano aspetti tecnologici che non appartengono al suo carattere. Crediamo che il carattere della torre vada affidato alla sua costruzione (come avviene per la torre Velasca a Milano) e sia quello che si rende riconoscibile nel principio della sovrapposizione: la sovrapposizione di parti che si aggiungono una all’altra per guadagnare l’altezza voluta. Questo è il principio che abbiamo posto alla base del progetto dei due edifici a torre a Brescia, costituiti da una struttura in acciaio in cui, rimarcando i piani orizzontali, se ne mette in evidenza la sovrapposizione. Nel piano urbanistico di riferimento i volumi dei due edifici alti hanno proporzioni tali da suggerire una loro scomposizione in parti. Due corpi scale aperti dividono ognuno dei due volumi in tre parti che assumono diversa grandezza: le due torri laterali hanno un corpo di fabbrica che è largo la metà del corpo di quella centrale. Ne risulta un forte asse di simmetria che evidenzia l’unità dell’edificio nonostante la sua tripartizione. Ognuno dei due volumi dunque è composto di tre torri ed è collocato ai lati di un quartiere residenziale, così da segnarne l’ingresso. Un sistema di logge sovrapposte aperte sul paesaggio divide ulteriormente i volumi delle singole torri rendendoli più esili nella parte alta, destinata alla residenza. 



IN

L. Cardani (a cura di) Studio Monestiroli  Opere e progetti di Architettura Electa Milano 2021

QA24. CASAeCITTÀ 2009

CASABELLA N747 2006

Italian contemporary architecture in ARCHI 100  N41 2006

 Almanacco di CASABELLA, giovani architetti italiani 2003-2004 
Arnoldo Mondadori Editore Milano 2004

San Zeno Naviglio. Il piano, il progetto, la città costruita – Il governo dei processi di trasformazione urbana  Grafo editore Brescia 2004