QUINTO AMPLIAMENTO DEL CIMITERO MAGGIORE DI VOGHERA
LUOGO Voghera, Pavia, Italia
ANNO 1995 – 2003
PROGETTO Architettura, Luoghi sacri, Cimitero
STATO Costruito
PROGETTISTI Antonio Monestiroli, Tomaso Monestiroli
COLLABORATORI Roberta Castiglioni, Martina Landsberger, Paolo Rizzo
Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è Architettura (Adolf Loos).
Due sono i modi in cui si esprime il sentimento di rispetto per i morti. Il primo è un sentimento individuale legato agli affetti e alla memoria di chi è loro vicino. Il secondo è un sentimento collettivo proprio di una cittadinanza che riconosce nella comunità dei morti una parte della sua storia. Questi sono due modi di essere di un sentimento che devono poter convivere in ogni cimitero antico o moderno. A Voghera mille lapidi di pietra bianca, con incisa al centro una croce, sono incastonate in una muratura in mattoni a vista, mattoni rossi come quelli del Castello visconteo e del duomo.
Le lapidi sono incastonate su tre lati di un grande edificio a corte aperto verso la strada così che tutti quelli che passano possano vederle. Davanti a quella scena urbana i passanti si fermano a contemplare quella distesa di lapidi e riconoscono in quel luogo una moltitudine di tombe. Prima di riprendere la sua strada ognuno rivolge il pensiero ai cittadini sepolti in quelle tombe. Ha un pensiero per il passato di una comunità di cui lui stesso si sente parte. Quel teatro di lapidi bianche è la memoria di una intera città. Poi c’è chi va a trovare un parente o un amico sepolto in quel cimitero. Per entrarvi deve passare dalla corte ma a volte i suoi pensieri gli impediscono di vedere quelle lapidi. Queste per lui non hanno importanza, a lui importa visitare una sola tomba. Così entra in una delle gallerie interne dove troverà quella tomba. Sono contento di questo progetto. Lo sono stato fin dall’inizio perché credo di essere riuscito a riconoscere la complessità di un sentimento che non accetta esclusioni. Di nessuno dei suoi molteplici aspetti. (AM)
Ho cominciato a collaborare al progetto per il quinto ampliamento del cimitero maggiore di Voghera sin dall’inizio, prima come semplice disegnatore e via via, con il passare del tempo e l’acquisizione di una sempre maggiore esperienza, ho potuto seguire la realizzazione di entrambi i lotti. Il progetto del cimitero di Voghera ha rap- presentato per me l’apprendistato, il vero lavoro “a bottega”, dove ho cominciato a imparare il mestiere dell’architetto e dove ho capito quali sono i valori fondamentali del progetto.
Ho capito che la semplicità formale di un’architettura viene raggiunta solo at- traverso la complessità delle ragioni del progetto, e non dalla semplificazione del percorso progettuale. Ho capito che ogni decisione presa in corso d’opera, ogni imprevisto che si incontra, e che richiede una soluzione immediata, deve comunque essere coerente con lo spirito generale del progetto senza mai cadere nella trappola del “…tanto non si vede”. In questi casi ho capito l’importanza della risposta miesiana Dio vede tutto! Ho capito, anche, che la forza di un’archi- tettura, la sua resistenza, anche materiale, al tempo è data innanzitutto dalla validità dei suoi principi fondativi, delle sue regole, e non solo dalla qualità della sua realizzazione. Ho imparato che non esistono architetture “facili” o architetture “difficili”; progettare la città dei morti, così come progettare la città dei vivi, implica lo stesso sforzo intellettuale e impone lo stesso impegno morale e civile. Ho imparato che le scelte progettuali non possono mai essere personali, ma devono essere sempre motivate a tal punto da risultare necessarie, anche quelle che all’apparenza sembrano ininfluenti al risultato finale. L’aver disegnato ogni singolo mattone del cimitero, e averne poi seguito la posa, mi ha fatto capire quanto sia determinante il disegno, che in sé deve già contenere tutte le risposte necessarie alla realizzazione. Credo che un progetto, anche non realizzato, che rispetti queste regole costituisca un avanzamento della conoscenza; al contrario un progetto irrealizzabile, anche se magnificamente rappresentato, non apporterà nulla al processo conoscitivo. Perché? e Come? Sono le domande che ho imparato a pormi costantemente mentre lavoro, e se non riesco a trovare risposta più che convincente, forse è meglio tentare un’altra strada nella soluzione del problema. Il quinto ampliamento del cimitero maggiore di Voghera è stato per me un tirocinio, che mi fa sentire, oggi, un po’ più sicuro. (TM)
Foto di Marco Introini
IN
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