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PALAZZETTO DELLO SPORT DI LIMBIATE


LUOGO Limbiate, Milano, Italia
ANNO 1998
TEMA Architettura, Luoghi dello sport, Palazzetto dello sport
STATO Progetto
PROGETTISTA Antonio Monestiroli
COLLABORATORI  Massimo Ferrari, Tomaso Monestiroli
strutture Davide Castiglioni


Il palazzetto dello sport è un luogo collettivo che ha una sua unità legata all’unità della sua funzione e una sua centralità, la centralità del campo in cui tale funzione si svolge. All’architettura del palazzetto è affidato il ruolo di costruire e rappresentare tale unità e tale centralità. Gli elementi che svolgono questo ruolo sono due: il tetto e il recinto. Il tetto principalmente definisce il luogo comune, un luogo coperto dalla sua grande superficie unitaria e delimitato, al suo perimetro, dai pilastri che lo sorreggono. Entrare nell’edificio significa oltrepassare la linea di proiezione del tetto, la linea marcata dai pilastri che distingue il fuori dal dentro. I pilastri che sorreggono il tetto sono disposti su una doppia fila. Una fila più esterna formata da pilastri cilindrici con un diametro di metri 0,50, alti 10 metri, con un interasse di 6 metri e 45.

Una fila più interna formata da pilastri a sezione rettangolare alti 8 m, con un interasse di 4,30 m. La fila interna di pilastri è più serrata di quella esterna, l’intercolunnio ha proporzioni diverse, un ordine diverso. Ciò è dovuto a ragioni statiche (questi pilastri lavorano più degli altri) ma anche a ragioni compositive: al perimetro di pilastri interno si è voluto dare un ruolo di delimitazione più forte di quello esterno. I pilastri più interni sorreggono le travi di copertura (travi reticolari alte 2 m e lunghe 42, incrociate con travi di irrigidimento lunghe 49 m) sulle quali appoggia un solaio di copertura che si allarga fino al perimetro più esterno dei pilastri cilindrici (47 x 56 m). In questo modo si crea un alto portico che gira tutt’intorno all’aula e che costituisce il tramite fra l’interno e l’esterno dell’edificio. Sotto al grande tetto, subito all’interno del portico, vi è il secondo elemento cui viene attribuito un ruolo costitutivo: il recinto. Questo è formato da un muro alto 5,40 m. che contiene le gradinate e il campo giochi, dove si svolgono le attività per cui l’edificio viene costruito. Questo muro che non raggiunge il tetto, ma si mantiene al di sotto, in corrispondenza dell’ingresso posto sull’asse di simmetria longitudinale del campo si apre verso l’esterno creando un atrio. Poiché il muro di recinzione del campo e il tetto restano staccati (ciò è importante per sottolineare che il recinto si distingue dal tetto) è necessario chiudere l’aula con una vetrata. Una vetrata che si appoggia alla quota più alta della gradinata e che, a quella quota, consente di uscire su un ballatoio affacciato sul portico esterno. In corrispondenza degli ingressi la vetrata scende fino a terra lasciando che lungo l’asse longitudinale del campo l’edificio sia completamente trasparente. All’interno due gradinate parallele e contrapposte contengono 1200 spetta-tori. Tra le due gradinate il campo può avere dimensioni variabili e può essere usato per giochi diversi (pallacanestro, pallavolo, pallamano) ma anche   per spettacoli e riunioni assembleari. il tema affrontato in questo progetto dunque, al di là delle funzioni specifiche del palazzetto dello sport, è il tema dell’aula: della costruzione di un grande luogo unitario in cui si svolge un’attività comune. I due elementi principali della sua costruzione, il tetto e il recinto e la loro relazione reciproca, definiscono il carattere del luogo. Il tetto è costruito con travi e pilastri in acciaio verniciato di bianco; il recinto è costruito in cemento armato e rivestito in grosse lastre di marmo verde di Levanto, un materiale prezioso che vuole sottolineare il valore civile del luogo. Le gradinate, come il pavimento del campo giochi, le scale e gli altri spazi interni, sono rivestiti in legno. Nel controsoffitto, realizzato in lastre prefabbricate di cemento alleggerito dipinte di bianco, sono incassate le lampade che illuminano uniformemente la grande sala. La vetrata continua è costruita con infissi in alluminio verniciato, apribili a bilico verticale.



IN

Massimo Ferrari (a cura di) Antonio Monestiroli Opere, progetti e studi di architettura Electa Milano 2001